Archeologia Industriale
Isola del Liri
L’ex Cartiera Lefebvre
L’opificio fu fondato nel 1812 dal francese Carlo Antonio Beranger nel soppresso convento di Santa Maria delle Forme, ottenuto in concessione dal governo francese a Napoli, accanto alla Terza cascata di Isola, formata dal ruscello Magnene che confluisce nel fiume Liri. Ad inizio Ottocento, agli imprenditori locali si aggiunsero numerosi stranieri tra cui francesi scesi in Italia al seguito di Bonaparte e poi Murat. Nel 1813 la fabbrica già produceva carta velina e carta da disegno, era dotata di moderni macchinari e maestranze specializzate che provenivano da Francia, Olanda e Inghilterra. Nel 1822 divenne proprietario della cartiera il connazionale Carlo Lefebvre. Seguirono anni di espansione e successi strepitosi, che fecero diventare la manifattura tra le più importanti di tutto il Regno, merito anche di una serie di leggi promosse dai Borbone e dell’uso di tecnologie innovative come la macchina continua inventata dal francese Nicola Luigi Robert e perfezionata dall’ingegnere inglese Bryan Donkin. Il macchinario fu introdotto nel 1827 nella cartiera di Carnello acquistata da Lefebvre l’anno precedente e venne citato dallo storico tedesco Ferdinand Gregorovius, in visita a Isola nel 1859, nel suo Passeggiate per l’Italia: “La cartiera Le Febvre del Liri e l’altra del Fibreno, sono due grandi edifici. È un piacere vedere quella folla di operai intenta a fabbricare, direi quasi a fondere la carta; giacché tutta quella pasta liquida scorre quasi fosse un denso fiume di latte e passando su cilindri riscaldati, si svolge in una bianca striscia senza fine, pronta ad accogliere il pensiero dello scrittore. Iddio ha certo creato il mondo ad un dipresso come il signor Le Febvre crea la carta, abbandonandolo alle dispute degli uomini”. Tra il 1826 ed il 1830 seguirono numerosi lavori di ampliamento, visto che l’opificio, che nel frattempo aveva assunto la denominazione di Cartiera del Fibreno, nel 1831 era arrivato ad occupare 200 operai, producendo diversi tipi di carta. L’importanza acquisita dallo stabilimento fu tale che nel 1832 il re Ferdinando II volle far visita alla cartiera. Negli anni successivi si recarono dai Lefebvre illustri visitatori come la duchessa di Berry nel 1839, seguita nel 1840 dal figlio duca di Bordeaux, erede legittimo del trono di Francia. Sotto i Borbone si ebbe il maggiore sviluppo dell’industria della carta e del suo indotto nel territorio sorano, tanto che il re nel 1854 nominò Carlo Lefebvre Conte di Balsorano. Egli fu in contatto con molti nobili, industriali, letterati ed artisti in una complessa rete di amicizie e il suo esempio fu raccolto da altri imprenditori che investirono per creare nuove industrie o migliorare quelle esistenti. Nel 1888, a causa della crisi di quegli anni, le cartiere dei Lefebvre chiusero e vennero cedute in fitto. Si chiudeva così la storia della famiglia nel settore cartario, che comunque sopravvisse fino agli anni Ottanta del Novecento. Oggi, dopo molte vicende, quasi più nulla rimane delle industrie che avevano reso celebre il territorio se non la memoria di un passato glorioso e non troppo lontano, luoghi ormai appartenenti ad un ricco ma poco valorizzato patrimonio di archeologia industriale. Testo di Paolo Accettola.